Veniamo sempre giudicati dal modo in cui ci vestiamo. La nostra cultura condiziona le nostre scelte e il nostro modo di vestire riflette in modo automatico gli stereotipi con cui siamo abituati a convivere. Nonostante l’universo artistico ci mostri una visione sempre pìù inclusiva in cui tutto è possibile, il mondo reale sembra tenerci costantemente ancorati ad una società dove i ruoli di genere sono estremamente marcati.
Potersi liberare di questi tabù non è sempre facile ed è qui che la moda ha da tempo ricoperto un ruolo fondamentale, basti pensare agli anni venti quando Coco Chanel creava i primi pantaloni da donna, dando il via a quello che noi oggi conosciamo come unisex.
Seppur questo nuovo stile sia riuscito ad eliminare alcune differenze di genere rendendo le donne sicuramente più emancipate, non ha sortito lo stesso effetto per quanto riguarda il guardaroba maschile: oggi elementi come gonne e stampe stravaganti sono ancora viste come troppo femminili per essere indossate da un uomo.
Questa è quindi la sfida che la moda ha deciso di affrontare in questi ultimi anni, ponendo al centro del suo universo nient’altro che il semplice individuo, che deve potersi vestire come preferisce, senza limitazioni di genere.
Ma che cosa si intende per gender fluid?
Chi si definisce di genere fluido non si identifica nè come femmina nè come maschio, ma anzi accetta tutte le sfaccettature di sè vivendo liberamente la sua identità.
Questo modo di pensare si integra nel mondo della moda creando un vero e proprio lifestyle che abbandona il concetto di genere per abbracciare uno stile fluido attraverso cui esprimere la propria personalità.
La moda gender fluid non nasce come una protesta nè ha a che fare con l’orientamento sessuale: si risolve in una pura questione di gusto personale, dove i confini tra guardaroba maschile e femminile vengono eliminati.
Questa crescente richiesta di uguaglianza ha reso possibile l’avvicinamento dei brand ad un pubblico sempre più giovane che ha bisogno di rispecchiarsi in questo cambiamento sociale. Lo dimostra in modo magistrale Alessandro Michele che ha fatto della rivoluzione il credo di Gucci: con i suoi look provocanti sfida gli stereotipi della società, esprimendo il desiderio di non omologazione delle nuove generazioni.
La moda ci sta dicendo sempre di più che non esiste un solo modo di “essere uomini o donne”: allontanandoci dallo stereotipo secondo cui blu è maschio e rosa è femmina, lasciando da parte la semplice differenza biologica, scopriamo che dopotutto non siamo poi così diversi. Quando sentiamo il dovere di comportarci in un certo modo non lo facciamo sicuramente per le nostre caratteristiche fisiche, ma per le costruzioni sociali create intorno alle idee di femminilità e mascolinità.
La moda genderless come inno contro la toxic masculinity.
Per toxic masculinity si intende un comportamento che emerge quando l’idea di “essere un uomo” non viene rispettata: se una donna indossa abiti “maschili” rappresenta una figura forte e indipendente, mentre se un uomo indossa abiti “femminili” è considerato inferiore, perchè viene meno a quell’ideale di virilità che siamo da sempre abituati a vedere.
Molte celebrità hanno preso parte al movimento no gender, sfidando apertamente questa mascolinità tossica purtroppo ancora ben consolidata nella società odierna. Volto della copertina di Vogue America di Dicembre 2020, Harry Styles ha fatto molto parlare di sè perchè con indosso abiti considerati poco virili. Se da una parte ha riscosso grande approvazione ponendosi come portavoce di libertà creativa, dall’altra ha raccolto molte critiche da parte di chi ritiene che un uomo non possa indossare un vestito.
Ed ecco che, nonostante tutti i passi in avanti intrapresi, ci ritroviamo all’ennesima limitazione di genere dove se un uomo indossa un vestito non è abbastanza virile.
Ma la virilità è davvero un ideale a cui aspirare o è più un modello di forza e oppressione imposto dalla società?
A volte vado nei negozi e mi ritrovo a guardare i vestiti delle donne pensando che siano fantastici. È come qualsiasi cosa: ogni volta che metti delle barriere nella tua vita, ti stai limitando. C’è così tanta gioia nel giocare con i vestiti. Non ho mai pensato troppo a cosa significhi: è solo un altro modo di essere creativi
Harry Styles, intervista per Vogue America
La moda è una continua scoperta, non una mera distinzione tra le parti. È un messaggio di libertà e inclusione per le nuove (e vecchie) generazioni che hanno bisogno di scoprire la propria identità, per un futuro dove l’accettazione di se stessi è più importante di quella degli altri, dove ciò che si è è più importante di ciò che si indossa.
Perchè, alla fine, sono solo vestiti.
Contributor per COTTON CANDY LAND