Lalula, nome d’arte della fotografa Paula Rosell, è energia allo stato puro.
Spagna, Italia e Cile. Nelle sue vene scorre il caldo e la veracità dei popoli latini.
Qui ci racconta il suo grande amore per la fotografia.
Chi è Paula e chi è Lalula?
Penso che una non potrebbe esistere senza l’altra. Paula si prende cura delle cose quotidiane che interessano a tutti, la casa, la famiglia, è la spina dorsale di una vita scelta e non imposta. Lalula è il modo in cui mi ha sempre chiamato mia madre, è un termine amorevole che raccoglie le qualità di una persona dolce, sognatrice, tenera e innocente. Quando ho deciso di cambiare la mia vita, ho pensato che probabilmente questo sarebbe stato il termine adeguato per definirmi come artista. Paula é consapevole di quello che la circonda, Lalula invece si lascia andare per creare fino al punto di togliersi l’anello di sposa ogni volta che fa un autoritratto. Capire Lalula a volte non é semplice, diciamo che sia l’una che l’altra cercano di capire la luce e l’ombra dentro di se stessa.
Come hai iniziato la tua carriera da fotografa?
La realtà è che mi è sempre piaciuta la fotografia e ho sempre fotografato. Penso che in qualche modo ho sempre desiderato immortalare la vita, ed è per questo che fin da piccola ho portato sempre dietro con me una macchina fotografica. Il cambiamento arriva quando la vita quotidiana del lavoro non creativo, quella degli uffici e signori garbati inizia ad affogarmi, decido di lasciare la stabilità di un buono stipendio e una carriera professionale che molti avrebbero voluto, per la fotografia. Non c’è ancora stato un giorno in cui mi sono pentita di fare questo cambiamento. Si, esiste un’altra vita dopo quella che viene imposta dalla società.
Cosa influenza i tuoi scatti e quali sono i tuoi punti di riferimento a livello fotografico?
Con il tempo ho capito che la tecnica é importante, pero non é la questione prioritaria per scattare in modo creativo. La macchina fotografica é solo una attrezzo attraverso la quale vedere il mondo. Ho anche imparato ad essere critica con la mia stessa fotografia e ho capito che i miei occhi cercano sempre le cose semplici. Rendere belle le cose semplici é una sfida continua che secondo me non finirò mai di cercare. Trovo l’influenza dei miei scatti sulla architettura, l’autoritratto con il quale lavoro già da anni come percorso di conoscenza di sé e nella Storia dell’Arte che ho deciso di approfondire tre anni fa iniziando a studiarla all’Università. Alcuni dei miei punti di riferimento sono Francesca Woodman, Chema Madoz o Cristina García Rodero.
Tanti mondi e culture dentro di te. In cosa ti senti spagnola e in cosa ti senti italiana?
Mio padre è spagnolo, mia madre è cilena e il mio cuore appartiene all’Italia. Mi sento spagnola perché sono nata qui, invece mi sento molto più cilena per tante altre cose, come la consapevolezza sociale, la Pachamama e le radici a cui voglio sempre tornare. La prima volta che ho messo piede in Italia mi sono innamorata delle persone, della lingua, dell’arte. Ogni volta che ritorno niente mi sembra strano, è come se in un’altra vita abbia vissuto le sue strade. È curiosa come sensazione, camminare per certi posti a Roma è come stare a casa per me.
Come concili il tuo essere mamma con il tuo essere fotografa?
Se uno non è felice con se stesso non può fare felice nessun altro. Questo è stato anche uno dei motivi per il quale ho deciso di cambiare vita. Tutto è collegato, essendo felice io faccio felici loro. Adesso io decido come e quando lavoro, il resto del tempo e tutto per loro. Comunque devo dire che mantengo il mio tempo personale come una cosa preziosa, perché essere mamma ha reso la mia vita diversa, ma essere fotografa mi ha reso libera come persona, e questo, a volte è molto più importante di tante altre cose.
Descrivi in 3 parole che cos’è per te la fotografia.
Luce, semplicità e bellezza.
Se uno non è felice con se stesso non può fare felice nessun altro. Questo è stato anche uno dei motivi per il quale ho deciso di cambiare vita.
LALULA
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